DIVIETO DI PESCA

di
Roberto Vaccari
(Modena)





SUNTO "DIVIETO DI PESCA"

Il racconto narra le vicende di una famiglia proprietaria di uno stagno le cui acque  sono ricche di pesce. Molti si azzardavano ad andare a pescare ma dovevano farlo di  nascosto in quanto il vecchio proprietario, non era propenso a concedere questo privilegio agli estranei. Più passa il tempo e più il pesce che popola lo stagno aumenta di numero.

La famiglia farà di questo la sua fortuna in quanto comincia a vendere il pescato nei supermercati ed a distribuirlo anche al di fuori della valle in cui abitava. Un giorno però questo stagno si popola di pesci marini e per ultimo di esseri provenienti da un altro mondo: sarà la fine della famiglia!

Il racconto “Divieto di Pesca” è incluso nel libro del Concorso Letterario Giulio Verne edizione 2010.


Biografia di
Roberto Vaccari



Ho 59 anni e ho una formazione tecnica. In questo momento sto frequentando il terzo anno di Storia Contemporanea alla Università di Bologna dove conto di laurearmi entro l’anno. Sono sposato, ho una figlia e una nipotina di venti mesi. Per tutta la vita ho fatto il tipografo, non smettendo mai però di coltivare la passione per la scrittura, che ho sempre considerato, più che un hobby, il mio mestiere segreto. La letteratura è stata la passione di una vita intera. Non ho mai accettato schemi di genere, bensì di qualità. Sicché, ho cominciato a scrivere molti anni fa proprio ispirandomi alla fantascienza americana degli anni cinquanta e sessanta.

Ho scritto una decina di romanzi e molti racconti, ma solo a partire da questi ultimi anni ho cominciato a inviare materiali a editori e a premi letterari. Una decina di racconti sono così stati pubblicati, soprattutto dall’editore Arpanet di Milano, come ad esempio il racconto di fantascienza Le miniere di re Salomone, i racconti Appuntamento all’ambasciata inglese, Il filamento di tungsteno, Il mare d’inverno e il recentissimo Entanglement, pubblicato in febbraio di quest’anno. Nel 2009 ho vinto il premio di letteratura fantastica Il sentiero dei draghi con il racconto Sbarbarsi ogni mattina.

Lo spazio del romanzo è tuttavia il mio preferito. È lì che posso trovare la giusta dimensione per la mia creatività. Oltre ai romanzi di fantascienza Il ferrivecchi, Tempi eccezionali, L’uomo che dava i numeri e Creazione), ho scritto storie contemporanee con connotazioni storiche quali: Il 1956, La teoria dell’amore assoluto, Introduzione al libro dei morti, Il deserto Dipinto e Nella Bass’ora, pubblicato quest’anno dall’editore La Riflessione di Cagliari.




Intervista a…
Roberto Vaccari

di
Livio Costarella
(giornalista/scrittore)

Conosciamo da vicino Roberto Vaccari il secondo classificato della prima edizione del Concorso Nazionale di Letteratura Fantascientifica Giulio Verne edizione 2010

Livio - Ci racconti un po’ di lei.

Roberto – Quando dico che sono studente qualcuno pensa che io scherzi. Invece è tutto vero. Poiché sono andato in pensione di recente, sono iscritto al terzo anno di Storia Contemporanea all’università di Bologna e forse entro l’anno riuscirò a laurearmi. Sono un perito elettronico e per tutta la vita ho fatto il tipografo. Inutile dire che ho sempre scritto. Sono sposato da trentanove anni, ho una figlia di 35 anni e una nipote di quasi due. Grandi passioni: la letteratura e la storia. Considero la scrittura e la lettura non un hobby, ma la mia vera natura. I miei hobby in realtà sono l’astronomia e la scienza.

Livio - Come si è avvicinato alla fantascienza?

Roberto – Ci ha pensato Verne, appunto. Ho ricordi nitidi dei film americani tratti dalle opere di Verne che mi hanno segnato per sempre. Poi, ho scoperto Urania e i classici: Henlein, Asimov, Ballard, Silverberg, Dick, Herbert… Questi nomi hanno la capacità di portarmi indietro, quando si poteva davvero sognare che un giorno il mondo sarebbe stato diverso. Ho letto di tutto, anche la spazzatura, roba che non si pubblica più. Ma le perle! Lei conosce i fratelli Strugackij, quelli di Stalker? Ecco, quella è la fantascienza che sto ancora cercando di scrivere. E Efremov! La nebulosa di Andromeda: 1963!

Livio -Quanti racconti di fantascienza ha scritto?

Roberto – Non molti. Alcuni sono stati anche pubblicati: Le miniere di re Salomone e Radersi ogni mattina. Ho scritto soprattutto romanzi. I più recenti sono: Il ferrivecchi, Creazione e L’uomo che dava i numeri. La dimensione del romanzo mi diverte di più, sebbene mi sia formato attraverso quei bellissimi fulminanti racconti degli anni sessanta. Nel romanzo riesco a sistemare le cose a mio modo. Preferisco mantenermi in bilico tra una realtà normale e un lento scivolamento nel diverso. L’ultimo racconto che ho scritto di genere fantastico si intitola: I carbonai di Rue Selon.

Livio - Ama anche altri generi?

Roberto – Già nel definire i generi mi trovo imbarazzato. La buona letteratura fa parte del nostro canone di uomini del ventunesimo secolo. I generi spesso sono ghetti in cui certi soloni amano inquadrare ciò che non accettano o non capiscono. In più dovremmo parlare di traduzioni e di come spesso i vecchi romanzi di fantascienza erano trattati: traduzioni ridicole, frettolose che dovevano fare uscire i testi.
Naturalmente leggo letteratura contemporanea. Non amo la letteratura poliziesca in genere, non sopporto il genere Fantasy, odio i vampiri (Se Lovercfrat e Poe potessero parlare!). Appartengo a quella schiera che ha riso prima leggendo La saga dell’anello, e poi ha tentato di spiegare il film come una parodia comica. Krun, figlio di Sarg, nipote di Karg. Forse darò un dispiacere a qualcuno, ma considero quel genere una mistificazione. La fantascienza, invece, è purissima invenzione, abilità di indagare sul buio che abbiamo dentro e che difficilmente esce. Da ragazzo ero appassionato di horror, ma adesso è difficile trovare qualcosa di buono. Allora, quando in estate c’è luce fino a tardi, mi immergo ancora nei racconti del buon vecchio Lovercraft.
I miei autori preferiti sono: Grossman, Yeoshua, Oz, McCarthy, De Prada, Marìas e molti altri. Leggo anche molta saggistica, preferendo ovviamente la storia contemporanea. Ho una importante biblioteca.
Inoltre, scrivo ho scritto prevalentemente letteratura non fantastica, romanzi come Nella Bass’ora, Il 1956, Il deserto Dipinto, anche se negli ultimi anni sono tornato alla fantascienza con grande diletto.

Livio - Quando scrive un racconto, inserisce nelle storie fatti e situazioni che ha vissuto in prima persona o sentito in giro rivisitandoli in chiave fantascientifica, o dà libero sfogo alla sua fantasia?

Roberto – Voglio partire proprio dal racconto Divieto di pesca. Quando sono stato a Creta, davanti al lago di cui parlo nel mio prologo si è accesa una luce. Ci sono voluti alcuni anni perché prendesse forma. Nel caso del romanzo L’uomo che dava i numeri è stata la visita alle grotte preistoriche della Cantabria a ispirarmi: che in quei labirinti sotterranei si nascondesse una minaccia imprevedibile che veniva dall’inizio del tempo.
Non sopporto il già visto, il già detto, il già scritto e cerco di tenermi alla larga dagli schemi. Altre volte mi piace esplorare il consueto, come in Radersi ogni mattina, per scoprire che la realtà è sempre peggio di quella che crediamo. È difficile dire che io scrivo fantascienza. Vorrei riuscire a scrivere piuttosto storie che sfuggono dalle mani di chi le scrive.

Livio - Come ha scelto il soggetto del suo racconto?

Roberto – Come ho già detto, mettendo insieme pezzi nati da una esperienza reale. La difficoltà è stata nel riuscire a contenere il tutto in un prodotto veloce.

Livio - Sempre nell’ambito della fantascienza, meglio un buon libro o un bel film?

Roberto – Sempre un libro. È talmente difficile oggi discernere tra un film e un cartone animato, che continuo a preferire un buon libro. Consiglio vivamente a tutti i buoni vecchi romanzi di Ballard. Cerco comunque di vedere tutto ciò che passa il convento. Sono un grande cultore di cinema e credo di capire al volo quando c’è qualcosa di buono. Ma come spiegare che 20.000 leghe sotto i mari della Disney degli anni 50 ispirerà per sempre generazioni di bambini al fascino del fantastico piuttosto che mille Avatar?

Livio - Preferisce una storia unica autoconclusiva, o una saga raccontata in più storie?

Roberto – Sempre una storia finita. Ricorderete Dune e la fatica di ritrovare nella miriade di sequel qualcosa dello spirito magico del primo. (La trasposizione cinematografica è stata troppo snobbata. A me è piaciuta).
Una saga a mio parere è sempre privilegiato, nel proseguo, una certa rilassatezza nella invenzione narrativa.

Livio - Se potesse vivere in un romanzo di fantascienza, quale storia le piacerebbe e che ruolo interpreterebbe?

Roberto – Un viaggio nel tempo, per tornare a quando avevo quindici anni e aspettavo ogni settimana l’uscita di Urania. Costava poco, e a sera avevo già letto la mia copia. Non c’era un numero sbagliato! Fantascienza, appunto.

Livio - Grazie per aver risposto alle nostre domande.

Roberto – Grazie a lei. E scusi per le chiacchiere.

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