UNA TRANQUILLA GIORNATA DI LAVORO

di
Marco Di Giaimo
(Borgo S. Giacomo - Bs)





SUNTO "UNA TRANQUILLA GIORNATA DI LAVORO"

Il racconto narra la storia di semplici impiegati i quali, a loro insaputa, vengono reclutati da una organizzazione para-militare che collabora con i governi della Terra in numerose dimensioni parallele. Tale organizzazione in collaborazione con i servizi segreti della nazione bisognosa della prestazione,"preleva" da normali aziende, manodopera a basso costo negli universi confinanti.

I datori di lavoro firmano un contratto segreto per prestare i loro migliori operai, cioè quelli che mostravano maggiore dedizione al lavoro e minore propensione all’assenteismo e alle lamentele, per far loro affrontare imprese quasi impossibili. Gli operai non ne ricavano alcun tornaconto, visto che dopo le operazioni non ricordano nulla di ciò che gli succede (essi vengono infatti drogati, per permettere alle emozioni di non prendere il sopravvento e quindi non provano rabbia né dolore) mentre i loro capi ricevono un sostanzioso compenso senza avere impiegato né mezzi né costi di produzione.

Alla fine di ogni turno gli operai tornano a casa dalle proprie famiglie pensando tra sé che un’altra “tranquilla” giornata di lavoro si è conclusa.




Biografia di
Marco Di Giaimo


Marco Di Giaimo è nato a Brescia il 20 Ottobre 1969, e vive in un paese della bassa bresciana dove svolge il lavoro di geometra. È un accanito lettore di Fantascienza da quando aveva tredici anni, ed ora conta più di 900 libri e 600 fumetti nella sua libreria. Ha pubblicato un romanzo con l’amico Giuseppe Bono, intitolato “Aristocratici & Villani” (Ed. Il Filo), con il quale ha partecipato, nell’Aprile 2007, alla kermesse “A qualcuno piace giallo” organizzata dalla Provincia di Brescia, e per il quale è in progetto la pubblicazione della versione in audiolibro.

Pochi giorni fa è uscito il suo nuovo romanzo, di genere thriller/comico, dal titolo “Operazione Dead Horse” (Ed. Della Vigna), scritto sempre a quattro mani con l’amico G. Bono. Oltre a “Una tranquilla giornata di lavoro”, scritto nel 2005, Marco ha all’attivo altri quattro racconti di genere fantastico, due dei quali sono stati auto-pubblicati nel 2009 in due diverse antologie, “Ceneri del fantastico - vol. 2” e “Le vie del buio - l’altra metà oscura” (Ed. Lulu.com).
Il suo sito internet è www.aristocraticievillani.it


Intervista a…
Marco Di Giaimo

di
Livio Costarella
(giornalista/scrittore)

Conosciamo da vicino Marco Di Giaimo il terzo classificato della prima edizione del Concorso Nazionale di Letteratura Fantascientifica Giulio Verne edizione 2010.

Livio - Ci racconti un po’ di lei.

Marco – Vivo in piccolo paese della Provincia di Brescia e lavoro come geometra in uno studio associato. Sono single dal 2005 e ho un figlio di dieci anni. I miei hobby principali sono la lettura di fantascienza, la bicicletta (da turista, però) e la fotografia dilettantistica.

Livio - Come si è avvicinato alla fantascienza?

Marco – Ho conosciuto la FS nel 1984, quando durante le vacanze al mare acquistai un Urania Millemondi presso una bancarella. Mi ricordo che si trattava di un trittico di romanzi di Louis Charbonneau, del quale mi piacque moltissimo “I cristalli maledetti”.
Nel 1994 mi sono avvicinato anche alla fantascienza fumettistica, cominciando la mia collezione di Nathan Never.

Livio -Quanti racconti di fantascienza ha scritto?

Marco – Di FS pura solo questo. Altri tre sono da definirsi dei divertissement, poco fantascientifici; ho inoltre da poco terminato la stesura di un racconto di mistero, ambientato in un vecchio cimitero del mio paese, che trae spunto dalla leggenda del ritrovamento della salma di un prete seduto.

Livio - Ama anche altri generi?

Marco – Diciamo che, oltre alla Fantascienza, ho letto molti romanzi di Clive Cussler. Dopo l’avvento di Kurt Austin e Joe Zavala, però, ho smesso di seguirlo.

Livio - Quando scrive un racconto, inserisce nelle storie fatti e situazioni che ha vissuto in prima persona o sentito in giro rivisitandoli in chiave fantascientifica, o dà libero sfogo alla sua fantasia?

Marco – In tutti i racconti che ho scritto sono partito da situazioni quotidiane, che potrebbero capitare a ciascuno di noi; in più di un caso si è trattato di esperienze autobiografiche. Nel mio racconto “Una tranquilla giornata di lavoro” mi sono ispirato alla situazione lavorativa di un mio grande amico d’infanzia, poi mi ci sono messo dentro anch’io.
In un altro racconto, auto pubblicato, sono partito dal raccontare una escursione in mountain byke per finire con un finale horror, metafora della mia esperienza con le donne.

Livio - Come ha scelto il soggetto del suo racconto?

Marco – Come ho detto poco prima, l’ispirazione mi è venuta dai numerosi racconti di soprusi da parte di datori di lavoro nei confronti dei loro dipendenti; capi che, storcendo il naso davanti a una richiesta di permesso di un’ora o di un giorno di ferie, non si fanno però scrupoli nell’assegnare allo stesso operaio sei macchine da seguire, salvo poi umiliarli davanti ai colleghi in caso di un piccolo errore.
Gli stessi datori di lavoro che continuano a lamentarsi della crisi e del cattivo andamento degli affari, continuano però a ampliare i capannoni, ad acquistare nuovi macchinari, ostentare automobili lussuose, salvo però negare avanzamenti di carriera agli operai, previsti dal contratto.
Una vera missione impossibile, per un povero operaio padre di famiglia, sopportare ogni giorno tutto questo, che ho voluto rivedere in una metafora fantascientifica.
Nel racconto, poi, ho voluto citare numerosi autori a me molto cari, quali Theodore Sturgeon, Roger McBride Allen, Allen M. Steele, Greg Egan, e persino un film western: il mitico “Il mio nome è nessuno”, di Tonino Valerii, con Terence Hill e Henry Fonda impegnati a sconfiggere 150 agguerritissimi fuorilegge.

Livio - Sempre nell’ambito della fantascienza, meglio un buon libro o un bel film?

Marco – Diciamo che il libro permette di spaziare molto di più con la fantasia, inoltre nel mio caso il libro è anche legato ad un preciso momento della mia vita. Come “I cristalli maledetti” di Louis Charbonneau mi ricorda le vacanze al mare da adolescente, altri romanzi mi ricordano momenti felici e infelici trascorsi anni fa.
Il film ha il vantaggio di trasmettere una fruizione più immediata dell’immagine, ma solo se il regista è bravo e sensibile riesce a lasciare un buon ricordo di sé.
Sarà forse perché legato all’adolescenza, ma ricordo più volentieri “L’impero colpisce ancora” che il recente “Avatar”, forse perché a quei tempi mi ero fatto catturare di più dal sense of wonder trasmessomi da quel film.

Livio - Preferisce una storia unica autoconclusiva, o una saga raccontata in più storie?

Marco – Se l’autore è bravo non mi dispiace la saga, a patto che per me sia di facile reperibilità. Parlo ad esempio del ciclo di “Ringworld” di Larry Niven, o di quello dei “Guardiani” di Roger McBride Allen, che ho voluto citare nel mio racconto.
Altri cicli che mi hanno appassionato sono quelli di David Gerrold, il ciclo degli “Chtorr” e quello del comandante Korie.

Livio - Se potesse vivere in un romanzo di fantascienza, quale storia le piacerebbe e che ruolo interpreterebbe?

Marco – Si potrebbe dedurre dal mio racconto che mi piacerebbe impersonare il comandante di un’astronave. Potrei per l’appunto interpretare Korie, sempre combattuto tra mille dubbi, ma che riesce sempre all’ultimo momento a tirare fuori dai guai il suo equipaggio.

Livio -  Grazie per aver risposto alle nostre domande e in bocca al lupo per la sua carriera.


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