SUNTO DEL RACCONTO “TOMMASO E LE STELLE” Tommaso è un bambino a cui piace molto guardare le stelle. Un giorno chiede al papà di portarlo fuori per ammirare il cielo notturno: dopo aver individuato Giove basso all'orizzonte, il papà gli racconta una storia molto bella e triste. Egli era a capo di una missione commerciale al rientro sulla Terra. Ad un certo punto del viaggio, un frammento di un asteroide aveva colpito l'antenna delle comunicazioni danneggiandola ed era necessario che qualcuno la riparasse. Si occupa di questo il macchinista di bordo molto preoccupato in quanto non aveva mai fatto questo tipo di esperienza. Purtroppo qualcosa non va per il verso giusto ed il tecnico rimarrà per sempre nello spazio a rimirar le stelle.
Biografia di Michele Piccolino
Michele Piccolino ha 38 anni e vive tra Ausonia (Frosinone) e Formia (Latina), dove è nato. Avvocato, insegna Diritto Privato presso la Facoltà di Economia dell’Università di Cassino. Ha partecipato a molti concorsi letterari, riportando importanti piazzamenti – fra gli altri – ai premi Apuliacon, Galassia, Robot, Pianeta Rosso, Stefano Marello, RiLL, Muratori, Massimo Troisi, Macchia d’Isernia, Arquata Scrivia, Loris Biagioni. Nel 2010 è uscito il suo primo romanzo, “La Creatura senza nome”, edito da Tabula Fati di Chieti.Ha organizzato nel 2002 e nel 2003 il premio Douglas Adams, per racconti di fantascienza umoristica. Suoi lavori sono stati pubblicati in molte antologie.
Intervista a… Michele Piccolino
Livio - Ci racconti un po’ di lei. Michele – Mi chiamo Michele Piccolino, ho 38 anni, e vivo tra Ausonia (FR) e Formia (LT). Sono avvocato del Foro di Cassino (FR) e insegno diritto privato presso la Facoltà di Economia di Cassino. Livio - Come si è avvicinata alla fantascienza? Michele – Quando avevo cinque anni mio nonno mi portò a vedere “Guerre stellari”: facile immaginare che potente impressione potesse fare a un bambino che fino a quel momento si era baloccato con favolette e stucchevoli filmetti Disney. Ecco, da allora non ho più smesso… Livio -Quanti racconti di fantascienza ha scritto? Michele – Una quarantina, molti dei quali pubblicati in varie antologie. Per alcuni anni non ho scritto fantascienza, preferendo dedicarmi alla narrativa non di genere. Ma il primo amore non si scorda mai e, da ultimo, ho ripreso a scriverla. Ho in testa un paio di romanzi di fantascienza e prima o poi li scriverò. L’anno scorso è uscito il primo libro tutto mio, “La creatura senza nome”, edito da Tabula Fati di Chieti, un legal thriller fantastico. Livio - Ama anche altri generi? Michele – Leggo molto, 40/50 libri l’anno. E ne compro molti di più, tra poco il pavimento di casa mia cederà sotto il peso delle librerie. Sto affinando l’arte dello stivaggio dei volumi. Leggo di tutto, purchè sia fiction: da Camilleri a Auster, da Lansdale a Carofiglio, passando per molti altri. Non amo il fantasy, ma è un mio problema… Livio - Quando scrive un racconto, inserisce nelle storie fatti e situazioni che ha vissuto in prima persona o sentito in giro rivisitandoli in chiave fantascientifica, o dà libero sfogo alla sua fantasia? Michele – Evito gli spunti autobiografici, un po’ per pudore, un po’ perché il bello della scrittura è immaginare qualcosa di diverso dal proprio vissuto. Da questo punto di vista, la fantascienza rappresenta l’ideale. Michele – Le idee, di solito, mi vengono vedendo un film o leggendo un libro, raramente dalla realtà. Nel caso di questo racconto, ho pensato, dopo aver rivisto per l’ennesima volta “Moby Dick” di John Huston, a quale fosse la vita dei marinai dello spazio, costretti nelle cellule criogene dove si dorme senza invecchiare. Dopo, mi è tornato alla mente l’incipit di “Alien” di Ridley Scott, quando l’equipaggio del Nostromo si risveglia dal criosonno. Come a dire: dalla fiction nasce altra fiction, le mie idee nascono da suggestioni filmiche e letterarie. Livio - Sempre nell’ambito della fantascienza, meglio un buon libro o un bel film? Michele - Penso sinceramente che la letteratura di SF sia la più innovativa e originale forma letteraria dell’ultimo secolo. Il cinema di fantascienza, purtroppo, ha troppo spesso subordinato agli effetti speciali i contenuti. Il cinema di SF ha assai bisogno di letteratura SF e questa ha bisogno che nessuno più discetti sulla sua dignità letteraria. Livio - Preferisce una storia unica autoconclusiva, o una saga raccontata in più storie? Michele – Se penso ai libri che mi sono più cari – “La casa dalle finestre nere” di Simak, “Io sono leggenda” di Matheson, “Un cantico per Leibowitz di Miller”, “La città e le stelle” di Clarke, “Guerra al grande nulla” di Blish – penso a una storia che si conclude nello spazio di un volume. Ancora più cari mi sono però i racconti: in poche pagine un Brown, uno Sheckley, un Vance o un Altomare sanno tratteggiare interi universi. Livio - Se potesse vivere in un romanzo di fantascienza, quale storia le piacerebbe e che ruolo interpreterebbe? Michele – Ne dico tre: Adam Reith del ciclo di Tschai di Jack Vance, un tipo tosto e disincantato; il viaggiatore spaziale Pirx di Lem, un modello di vita; il cuoco d’astronave e di bordello spaziale Rudy “Basilico” Turturro di Massimo Mongai, un modello di pancia. Grazie per aver risposto alle nostre domande. |