TUTTO È PIÙ PICCOLO VISTO DALL’ALTO

di
Paolo Sylos Labini
(Bari)





SUNTO “TUTTO È PIÙ PICCOLO VISTO DALL’ALTO”

Sulla Terra gli esseri umani non sono più capaci di apprezzare la bellezza della Letteratura e della poesia, della Natura e della musica; i libri, gli strumenti musicali, sono soltanto dei cimeli che solo in pochissimi riescono a d apprezzare.Un giorno alcuni uomini stufi di condurre una vita piatta in cui le relazioni umane erano ridotte al nulla e stufi di vedere la popolazione non reagire affatto di fronte allo scatenarsi di terremoti che colpivano periodicamente il pianeta, riuniscono, con l'aiuto di un sacerdote, inconsapevole, la popolazione e trasmettono le immagini della Nuova Zelanda colpita da un violento terremoto.

Convincono così miliardi di persone a partire per lo spazio profondo e quindi abbandonare la Terra in quanto la stessa sarebbe stata distutta nel volgere di poco tempo: finalmente liberi, gli uomini rimasti sul pianeta tornano a vivere ed a valorizzare gli antichi ed ormai accantonati valori del passato.

Il racconto “Tutto è più piccolo visto dall’alto” è incluso nel libro del Concorso Letterario Giulio Verne edizione 2010.



Biografia di
Paolo Sylos Labini



Paolo Sylos Labini nasce il 18 settembre 1991.
Ha conseguito nel corso degli anni alcuni premi in ambito letterario, classificandosi:
Terzo nella seconda edizione del Premio Lupo (2007)
(http://www.premiolupo.it/cms/cms_arg.php?idarg=51)
Secondo a pari merito nella prima edizione del Premio Parole in Corsa (2007)
(http://www.amtabservizio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=346&Itemid=22)
Primo nella terza edizione del Premio Mare d’Inchiostro (2009)
(http://www.vedettamediterraneo.it/ITA/theNews3.php?id=156)
Premio Miglio Giovane Autore nel Concorso di Letteratura Fantascientifica Giulio Verne
(http://www.levantecon.it/concorso/edizioni.html)


Intervista a…
Paolo Sylos Labini
(Vincitore Premio Miglior Giovane Autore)

di
Livio Costarella
(giornalista/scrittore)

Livio - Ci racconti un po’ di lei.

Paolo – Come tanti della mia stessa età, mi trovo ultimamente straziato nella scelta di una università che faccia al caso mio; la mia parte romantica spinge perché io mi avvicini alle facoltà umanistiche; quella matematica preme per le facoltà scientifiche.
Scrivere sembra l’unico modo per far contente ambo le parti: eppure per farlo non serve
(né basta) una laurea.

Livio - Come si è avvicinato alla fantascienza?

Paolo – Avevo poco più di dieci anni quando mi capitò tra le mani la Fondazionedi Isaac Asimov. Ne rimasi così profondamente affascinato che in poco tempo divorai tutta la serie; negli anni ho poi letto quasi tutta la produzione di quest’autore, dalle storie di robot ai gialli – potrei definire Asimov una delle mie ossessioni letterarie, insieme a Nietzsche ed Eco.

Livio -Quanti racconti di fantascienza ha scritto?

Paolo – Tutto è più piccolo visto dall’alto è il mio primo racconto del genere.

Livio - Ama anche altri generi?

Paolo – I grandi del passato sono i miei preferiti: Ariosto, Svevo, Foscolo, Goethe, Dostoevskij, Hesse, Thomas Mann.

Livio - Quando scrive un racconto, inserisce nelle storie fatti e situazioni che ha vissuto in prima persona o sentito in giro rivisitandoli in chiave fantascientifica, o dà libero sfogo alla sua fantasia?

Paolo – Certamente, quando si scrive si racconta qualcosa che è già, in un qualche modo, nostra esperienza. È difficile, e direi impossibile, descrivere qualcosa che non si conosce neanche vagamente senza scadere nel banale; il più delle volte, e direi sempre, la creatività è solo un miscuglio di elementi noti.
Un miscuglio elegante, emozionante, pensato, che sappia spacciarsi per fantasia – questo è un buon racconto.
Con queste premesse, posso dire che come punto di partenza del mio racconto c’è necessariamente e unicamente l’esperienza, ma che per trasformarsi in fantascienza questa è stata condotta alla sua estrema conseguenza, che poi è la sua forma più pura.

Livio - Come ha scelto il soggetto del suo racconto?

Paolo – Ho tentato, in linea con la mia risposta precedente, d’immaginarmi un mondo dove ogni cosa fosse ingigantita, dilatata. E come attraverso una lente, al di là di tutti i problemi particolari, che possono essere lo sfruttamento poco intelligente delle risorse come la spartizione ineguale delle ricchezze, ho cercato di guardare al problema strutturale, ciò che nel racconto ho chiamato inconsapevolezza. Con questo termine intendo quel non saper bene dov’è che si vuole andare a parare con la propria esistenza. L’abbandono di ogni ricerca di senso. Quasi un regresso al regno animale, senza la vitalità che caratterizza gli animali.

Livio - Sempre nell’ambito della fantascienza, meglio un buon libro o un bel film?

Paolo – Se la domanda riguardasse tutti i generi di libri e di film, la bilancia penderebbe sicuramente dal lato dei primi. Trattandosi tuttavia di fantascienza, devo ammettere che la resa dell’ambientazione (a mio parere il vero personaggio di ogni buona fantascienza) diventa sempre più suggestiva nei film, sempre meno nei libri, man mano che gli effetti speciali  migliorano e gli scrittori si annoiano.

Livio - Preferisce una storia unica autoconclusiva, o una saga raccontata in più storie?

Paolo – Non posso che scegliere la seconda opzione: una singola trama, per quanto articolata, non può reggere il confronto con la creazione di universo intero; in quest’ultimo i simboli diventano più evocativi che mai, è più facile l’immedesimazione, autore e lettore si muovono su strade conosciute.

Livio - Se potesse vivere in un romanzo di fantascienza, quale storia le piacerebbe e che ruolo interpreterebbe?

Paolo – Sono estremamente indeciso tra due dei più grandi protagonisti delle storie di Asimov: il fondatore della psicostoria Hari Seldon e il geniale robot umanoide R. Daneel Olivaw. Il primo ha il merito di aver studiato, scoperto e modificato radicalmente il destino dell’uomo nell’universo; il secondo ha la fortuna di averlo visto compiersi.

Livio - Grazie per aver risposto alle nostre domande.

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